Wednesday, February 10, 2016

YOU ASK ME TO BELIEVE IN MAGIC. LA SAGA DEI RUNRIG

E’ una splendida mattina, quella del 1 febbraio 2003 sui cieli del Texas, e lo Space Shuttle Columbia sta tornando a casa col suo equipaggio, dopo un viaggio durato quindici giorni. Laurel Clark ha appena mandato una mail al marito e al figlioletto di otto anni: “non sono mai stata così fortunata – scrive – ho visto l’aurora australe e, ad ogni orbita, una porzione diversa della terra; dovunque la si guardi è magnifica ed anche le stelle hanno una luce speciale”. Quella mattina Laurel ha messo nel computer dell’astronave un disco dei Runrig, conosciuti durante un soggiorno in Scozia con la marina militare americana e da allora mai più abbandonati. Ogni astronauta ha portato con sé la sua musica ed oggi tocca a Laurel scegliere il brano con cui svegliare i compagni di viaggio. E’ felice ed ha promesso che quando tornerà a casa manderà ai membri del gruppo una sua foto a bordo dello Shuttle con in mano il loro nuovo disco. Ma il sole di quel giorno è destinato ad oscurarsi presto all’orizzonte. L’astronave non resiste all’impatto con l’atmosfera e dell’equipaggio a bordo non resterà più traccia. I detriti dello Shuttle si sparpagliano lungo un’area di duemila miglia, infiniti frammenti irriconoscibili, salvo un oggetto, che verrà recuperato intatto una settimana dopo. E’ l’ultimo disco dei Runrig - The Stamping Ground - che Laurel aveva portato con sé. La canzone, ascoltata quel mattino, è Running To The Light: “Solo coloro che scorgono la grandezza nelle piccole cose sono degni di ciò che è semplice / essi sono felici e svaniranno correndo verso la luce”.
Nel nuovo disco dei Runrig – The Story – uscito il 29 gennaio e che i musicisti hanno annunciato come l’ultimo album che la band inciderà in studio, il brano finale, Somewhere, è dedicato proprio a Laurel. Un brano epico, che, sul finale in dissolvenza, porta inciso un breve dialogo radio dell’astronauta con la base terra. Pare davvero l’epitaffio posto a sigillo della storia più che quarantennale di questa straordinaria band, che ha saputo coniugare nel rock la musica tradizionale scozzese. “Siamo nati in qualche posto, da qualche parte abbiamo pianto – recitano i versi della canzone – negli spazi del tempo, in quest’orbita di meraviglia e di stupore. Viviamo, moriamo, e la luna e le stelle continueranno a brillare, quando il nostro tempo sarà andato” (...) 

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